Il diavolo che astutamente si confonde in mezzo alla gente "può rivestire molteplici ruoli, assumendo a volte l'identità e l'aspetto di persone apparentemente normali, con le quali abbiamo tutti i giorni dei rapporti personali... Niente fumi di zolfo, quindi, ma la piatta quotidianità" (pag. 11) è forse l'immagine più efficace e viva del bel racconto di Paolo Maurensig.
Anche se il maleficio che si abbatte sul paese immaginario di Dichtersruhe è di gran lunga più lieve rispetto alla banalità del male a cui si riferiva Hannah Arendt, la trama narrativa si snoda intorno alle bassezze dell'animo umano. L'ambizione di diventar scrittori pervade gli abitanti del piccolo borgo montano, dal parroco al fornaio, dove Maurensig ci accompagna, con riflessiva leggerezza, nell'inconscio profondo di ciascun montanaro, ma - forse - di ciascuno di noi.
Siamo certo lontani dal pathos avvincente e tragico della Variante, ma la scrittura è sapiente e fluida e, anche se gli scacchi sono citati una sola volta nel libro, i personaggi della storia assomigliano molto ai pezzi di una scacchiera, con un inaspettato finale-scacco matto.