Rachel Kadish, Il peso dell'inchiostro, Vicenza, Neri Pozza, 2018.
Affascinante viaggio nel mondo anglo-ebraico del 1600 lungo un binario parallelo di narrazione che affianca la vita di Ester Velasquez (una giovane donna ebrea che, si scoprirà alla fine, dialoga con i grandi pensatori del suo tempo) e l'appassionata ricerca storica condotta dalla professoressa Helen Watt, nel 2000, con il suo assistente Aaron Levy.
La ricerca e lo studio di alcuni manoscritti, rinvenuti casualmente in una vecchia casa della fine del XVII secolo, sono la chiave di volta per attraversare il mondo della cultura ebraica del tempo, seguendo il racconto di Ester e alterne fasi della minuziosa ricerca storica della professoressa Watt.
Se le lunghe digressioni seicentesche appesantiscono un po' il romanzo, il rapporto intellettuale tra l'anziana professoressa - costretta al prepensionamento e afflitta da un progressivo morbo di Parkinson - e il suo giovane e irrequieto assistente ci riportano alla vivacità della scoperta e della ricerca storica insieme alla delicata e sottile trama di rapporti e sentimenti.
Le vicende legate alla decifrazione e alla comprensione dei manoscritti, che porterà a scoprire le segrete possibili connessioni tra il pensiero di Spinoza e le trame letterarie di Shakespeare, sono senza dubbio la parte più avvincente del romanzo della giovane Rachel Kadish: un'immersione nel fiume della Storia con un ricco apparato di riferimenti d'epoca e un magistrale tratteggio psicologico dei personaggi.