Paolo Maurensig, Il gioco degli dei, Torino, Einaudi, 2019.
Il gioco degli scacchi ha sempre fatto parte dei racconti di Paolo Maurensig, a cominciare dall'insuperabile Variante di Luneburg.
Nel gioco degli dei la vita di Malik Mir Sultan Khan (scacchista realmente vissuto tra il 1905 e il 1966) si incontra con gli scacchi, per i quali, lui semi-analfabeta, aveva un talento eccezionale. Con l'aiuto del potente e ricchissimo Malik Umar Hayat Khan giunge in Europa dove si confronta con i più grandi maestri dell'epoca. Nel 1930 Sultan Khan sconfisse il grande campione Raùl Capablanca e vinse una serie di tornei prestigiosi, battendo i maestri più quotati; ma la sua condizione di indiano, con la pelle scura, lo tenne sempre ai margini del mondo scacchistico internazionale. Maurensig ne ricostruisce le vicende, fino alla sua morte in una misera missione comboniana del Punjab, mettendo in evidenza la vicenda umana del protagonista, la sua umiltà e la sua semplicità. Ma anche lo straordinario talento per il gioco, la strategia, la padronanza assoluta della scacchiera: "Nella mia mente le mosse da farsi si accendevano come lumi al margine di un oscuro sentiero lungo il quale camminavo agevolmente là dove altri brancolavano nel buio".
Un libro dove le mosse sulla scacchiera si incrociano con le mosse del destino, talvolta amaro e beffardo, intrecciando un parallelo tra il mondo del gioco e quello reale di ogni giorno. La vena narrativa di Maurensig ci restituisce un pezzo di storia, non solo scacchistica, che attraversa il secondo conflitto mondiale e ci avvicina ad un talento straordinario, ma straordinariamente semplice.